Nicola Di Matteo, Popolo della Famiglia: «Apprezziamo la decisione del Prefetto di Torino che ha sospeso le registrazioni di atti di nascita di figli di coppie dello stesso sesso».
La questione non è nuova per il Popolo della Famiglia, che da sempre
si impegna nella difesa della famiglia come Natura e Costituzione
riconoscono.
In particolare il Popolo della Famiglia-Piemonte già dal luglio del 2016
organizzava la manifestazione “Di famiglia ce n’è una sola”.
Ricorda Lucianella Presta, Coordinatore regionale del PdF: «Fu una delle
prime nostre iniziative. Davanti a palazzo Civico di Torino in oltre
duecento, imbavagliati, contestavamo il provvedimento della neoeletta
sindaco Appendino che aveva mutato in “famiglie” la titolazione
dell’assessorato “alla famiglia”. Un gesto provocatorio ed emblematico
che intendeva marchiare con un’impronta omossessualista la giunta
torinese».
Questo taglio ideologico, mantenuto per 5 anni, culminò nel 2018 con
la trascrizione all’ufficio dello stato civile dell’anagrafe dei figli
di tre coppie “omogenitoriali”, prassi poi proseguita fino a raggiungere
le 79 trascrizioni.
Non ha inteso essere da meno la nuova amministrazione, che ha proseguito
con convinzione sulla linea del predecessore. Il primo atto formale
dell’assessore Rosatelli è stato quello di scendere in piazza per
manifestare contro la bocciatura del DDL Zan, garantendo al mondo LGBTQ+
di investire sui servizi esistenti e di crearne anche di nuovi
«cercando di finanziare tutto adeguatamente». A ruota il sindaco
sosteneva a spada tratta la legittimità delle trascrizioni, auspicando
il riconoscimento del doppio cognome per i bambini concepiti
inevitabilmente con utero in affitto o inseminazione artificiale,
contravvenendo così alla legge 40 sulla procreazione assistita che
consente la fecondazione eterologa soltanto alle coppie di sesso
diverso.
Ma la scorsa estate una sentenza del tribunale civile, confermata di recente in appello, ha dichiarato illegittimo quel tipo di atti, respingendo la richiesta di una coppia che chiedeva il doppio cognome.
Nicola Di Matteo, Coordinatore nazionale e Vicepresidente del PdF, plaude alla attuale decisione del Prefetto: «Non possiamo che apprezzare il fatto che il Viminale, nella persona del Prefetto Raffaele Ruberto, abbia fatto valere la legge e la giustizia. Ricordare al sindaco che è suo dovere agire come ufficiale di governo e non come titolare di un potere proprio ed arbitrario rinvigorisce la fiducia nella nostra magistratura, che con tale decisione ribadisce il valore della Costituzione e la verità della Natura. Il PdF continuerà a vigilare denunciando tutti gli atti che tentassero di minare la solidità della famiglia che le amministrazioni come lo Stato dovrebbero sostenere nella propria identità. Il Comune, inoltre, dovrebbe investire per sostenere le famiglie, in particolare quelle giovani e numerose, nelle difficoltà economiche sempre crescenti».
Popolo della Famiglia-Piemonte
Ufficio Stampa
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